Trieste 29/10/2012



FontanaMIX/trio

Valentino Corvino, violino
Eva Zahn, violoncello
Franco Venturini, pianoforte


PROGRAMMA
Sofia Gubaidulina
Der Seiltänzer (Dancer on a Tightrope) (1993)
per violino e pianoforte (17')

Wolfgang Rihm
Fremde Szene III (1983-84)
per violino, violoncello e pianoforte (12')

José Manuel López López
"In Memoriam Joaquín Homs" (2005)
per pianoforte (4')

Salvatore Sciarrino
Melencolia I (1980-82)
per violoncello e pianoforte (6')

Maurice Ravel
Trio in la min (1914)  (26')



Il suono francese ci accompagnerà anche il 29 ottobre nel terzo concerto della stagione TRIESTE PRIMA: l’ensemble Fontanamix di Bologna eseguirà infatti il Trio in la minore di Maurice Ravel. In quest’opera della maturità (1915) il maestro francese ricerca un nuovo rapporto con le forme della tradizione: prima, infatti, “v’era... (...) ... in Ravel, sottaciuta o palese, un’idea extramusicale, letteraria talvolta, il più sovente pittorica, o semplicemente visiva”5, idee probabilmente evocate dalla predilezione di autori quali Borodin, Mussorgskij, e Rimskij- Korsakov. Un altro gesto e la clessidra è nuovamente capovolta. Negli altri brani in programma il 29 ottobre infatti la sabbia del tempo fluisce rifluendo altrettanto inesorabilmente. Se l’ambiente musicale russo della seconda metà dell’Ottocento caro a Ravel era ricco di spunti extramusicali, spesso fiabeschi, non è forse un caso se, un secolo dopo, la compositrice russa Sofia Gubajdulina concepirà un proprio mondo poetico anch’esso ricco di istanze espressive legate ad altri ambiti. Spetta a lei capovolgere la clessidra, e scrivere Dancer on a Tightrope: brano che evade la realtà, all’inseguimento di una leggerezza altra, di un mondo diverso. La stessa premessa vale per José Manuel López López: nei quattro minuti di In memoriam Joaquìn Homs (2005) cerca la stessa, eterea propositività. Sebbene il milieu musicale da cui nasce Fremde Szene III (1983-84) di Wolfgang Rihm sia del tutto diverso da quello di Sofia Gubajdulina, il brano del compositore tedesco condivide con Dancer on a Tightrope la stessa urgenza espressiva. In Melencolia I (1980) Salvatore Sciarrino percorre “lontananze spirituali” simili a quelle di Rihm, giungendo però a esiti opposti, costringendo le proprie immagini sonore in una sorta di “spoliazione” ai limiti del silenzio, ben diversa dai parossismi sonori del compositore di Karlsruhe. Se nel lacerante neo-espressionismo di Rihm la lontananza di un mondo perduto trova un riferimento in Schumann, in Sciarrino il suo caratteristico “mortificarsi” nasce dall’enigmatica incisione di Albrecht Dürer ricordata nel titolo stesso dell’opera.